Giacomo Gaglione nasce a Marcianise il 20 luglio 1896. Primogenito di 10 figli. Il padre Valerio è avvocato. Amelia Novelli, la madre, nobile ricca e patriota. Giacomo cresce florido e vezzeggiato. Ama il ciclismo e il ballo. Studia lo stretto necessario. Dallo sport la sua attenzione passa alle donne. Ha occhi neri, capelli ricci, carnagione bianca. Andando a sostenere la licenza ginnasiale accusa il primo dolore al tallone. Il 20 ottobre 1912 si mette a letto per non alzarsi più. Gli si gonfiano le articolazioni del piede e delle gambe con dolori atroci. Poi le mani. Viene imboccato per poter mangiare. E’ affetto da poliartrite. Gli prescrivono bagni e fanghi.

Il 3 maggio 1914 intervengono chirurgicamente all’Ospedale civile di Marcianise. Muffe ed elettroterapia. Nessun risultato. Per allungare le gambe accorciate gli vengono messi apparecchi ortopedici. Tale era la sofferenza che non voleva farsi cambiare la biancheria del letto. La sofferenza morale per lo sport perduto e le ragazze. S’innamora di una cugina. Quando è chiaro che vuole sposarla gli si impedisce di rivederla. Tenta il suicidio.

 

1919: arrivano a Marcianise le voci dei miracoli di Padre Pio. Giacomino si avvia per un viaggio di 5 ore stipato sui treni del dopoguerra accompagnato da mezza famiglia. Padre Pio gli chiede da quanto è ammalato e poi dice, sorridendo: “speriamo che non finisca l’anno”. Tutti contano sulla guarigione, mentre Giacomo è allegrissimo e non ci pensa più. Su suggerimento del prete inizia a dipingere. La casa è un via vai di artisti per via del padre. Lavora nelle ore libere dalla cultura religiosa che si va facendo.

1921: Il padre si ammala. Viene chiamato Giuseppe Moscati che intuisce la santità di Giacomino. Muore il padre. Lui non può baciarlo ma lo benedice. Diventa lui il capofamiglia. Benedice le nozze della cugina ex fidanzata. Diventa la luce di tutta la famiglia, specie dei più piccoli che con lui giocano nonostante il letto di metallo sul quale è inchiodato. Suo assistente spirituale nella conversione è Don Gennaro Busacca di Marcianise. Dalla comunione settimanale passa alla comunione quotidiana ed intensifica il suo studio di ascetica e di mistica. Agosto 1929, il primo dei 9 pellegrinaggi a Lourdes dopo 17 anni di immobilità. “Il pellegrinaggio di un’anima” è il primo libro, in cui descrive commosso quell’esperienza. Realizzando una intuizione avuta a Lourdes, fonda l’Apostolato della Sofferenza. Vuole convincere i malati che sono i prediletti del Signore. Il vescovo di Caserta Mons. Gabriele Moriondo benedice la nascita della “Fratellanza spirituale”. La rassegnazione è il punto di partenza per raggiungere vette sublimi. Le Tre vette.

3 Novembre del 1944: Papa Pio XII gli scrive: “Per questa tua croce, con cui partecipi secondo le tue forze alla Croce del Divin Salvatore, molte grazie scenderanno su altri sofferenti e molti aiuti celesti, ne siamo sicuri, saranno concessi anche a noi, che sopportiamo il peso e la responsabilità del governo delle anime in momenti così difficili. Te ne siamo profondamente riconoscenti e preghiamo il Signore perché voglia arrivare a purificare sempre più il tuo desiderio di sacrificio e renderlo sorgente di merito e di prezioso apostolato”.

1952: L’Apostolato della sofferenza ha il periodico “Ostie sul mondo”. Giacomo scrive più di tremila lettere l’anno con una media di dieci lettere al giorno. “Se ora il Signore mi vuole così io non posso e non debbo pensare a un modo di servirlo migliore di questo. Solo così amo e servo”. Il rapporto con la madre, che capisce e smette anche lei di essere triste per la malattia del figlio.

1956: i suoi amici di Palermo gli regalarono una 600. In quel modo può girare per il suo apostolato anziché portarlo avanti solo dal tavolino. Il secondo libro: “Allo specchio della mia anima” con un autografo di P. Pio: “Non si diparta mai dalla tua mente la Passione di Cristo, se vuoi partecipare ai suoi trionfi”. La spiritualità di Giacomino appartiene alla spiritualità paolina, profondamente convinto che nel suo corpo egli completi la passione di Gesù.

20 ottobre 1961: esce il suo ultimo libro “Cinquant’anni di croce per saper sorridere”, nel 50° della sua croce. Pio XI lo conosce. Pio XII lo ama e lo nomina commendatore di S. Silvestro.

26 ottobre. “L’ammalato è la persona più sensibile che esista sulla terra: un sorriso lo esalta ed uno sguardo solo può abbatterlo e sprofondarlo in un isolamento morale spaventoso e pericolosissimo. L’ammalato ha la missione di glorificare il signore e sostenere le creature nella sua grazia”. “Nella chiesetta laggiù c’è uno che veglia per me e mi pensa e mi ama. Nessuno è solo nelle sue notti insonni”.

27 ottobre. Giacomino chiede alla Madonna di morire prima di sua madre. Le sofferenze aumentano, le piaghe alle ginocchia, il corpo privo di appetito si consuma. Racconta sua sorella Rosa: “Terminato il rito solenne dissi: Zitti, dorme. Giacomino invece aperse gli occhi, ci guardò in un modo che non dimenticherò più, poi chiuse gli occhi in un sorriso”. Guardò la mamma, le sorelle e si addormentò serenamente. La destra era già sul petto. Rosa con delicatezza estrema vi adagiò sopra la sinistra.

28 maggio 1962: nelle prime ore della notte Giacomo muore. Don L’Arco: “Il giorno delle esequie è il trionfo di Giacomino. La forza pubblica a stento tiene a bada una ressa che inonda il cortile; per le scale si fa fatica a districarsi da coloro che con la forza sono riusciti a salire i primi gradini. Il popolo, nel senso profondo di questa parola, esce dalle case, anche le più lontane, di Capodrise e di Marcianise, per venire a rendere l’ultimo omaggio a Giacomino, formando due ali fino al cimitero, sotto una pioggia di fiori che cadeva da ogni balcone, da ogni finestra, dai tetti si può dire”.